La biografia di Luisa Romano pur nella vasta esperienza per gli spostamenti in Italia (a seguire la professione paterna) da Venezia alla Sicilia e più tardi con la famiglia quale insegnante nelle scuole italiane, all’estero a Tripoli e Istanbul, è tutta concentrata in un percorso interiore che fa della pittura e dell’arte una ascesi continua verso la verità.
La meditazione esoterica alla quale giovanissima fu iniziata da Arduino Anglisani e maturata più tardi, dopo il rientro in Italia (1960), in rapporto alla “trilogia” di Kremmerz che costituisce l’humus naturale del suo lavoro artistico tutto volto a dare “visibilità” ai valori profondi dello spirito, alla loro incarnazione della quale la pittura è tramite come alchimia, e come sensualità che fa vivere in corpo vivo la verità.
La ricerca della Romano dalla Alchimia – Pittura come trasmutazione, trasformazione del mondo del corpo al Tempo dell’occhio (1975) attraverso il Codice delle Muse (1971) procede “segreta”, e al tempo stesso “manifesta” in una serie ininterrotta di mostre (Beirut 1951; Milano 1969; Roma 1970, ’73) segnati da ampi e validi riconoscimenti di critica (Rivosecchi, De Grada, Trucchi, Rodari, Cimara).
La creatività diviene sempre più intimamente connessa, nella Romano, alla donna, come figura archetipa la “grande Madre”, e come “corpo”, presenta un più diretto contatto con la natura e col Cosmo di cui segna sempre un punto, di un diametro cosmico, nella visione della “Tavola di Smeraldo” che esprime l’unità e l’identità della materia e la sacralità della vita.
Raccolta in questo suo itinerario (della mente e del cuore) alla verità informa sempre più la realtà del simbolo (in quanto quotidiano vissuto dell’uomo) attraverso la suggestione di un’immagine che esprime non più lo spazio fisico, ma questa assoluta prospettiva dell’infinito in cui si colloca e della cui struttura è modello.
Elio Mercuri